Il blu dei mirtilli. Il viola delle melanzane. Il giallo dei peperoni. Il rosso delle fragole. Il verde dei broccoli. Ci piacciono. Magari perchè ci sembrano invitanti, in qualche modo ne siamo attratti; tra l’altro ci dicono che fanno bene alla salute.
D’altro canto chi comprerebbe una caramella non colorata in modo vistoso? Chi comprerebbe la margarina bianca pallida se non venisse trattata con il betacarotene per renderla più gialla?
Il concetto è chiaro: tutti associamo il colore al sapore, e così ciò che percepiamo con gli occhi diventa di primaria importanza per gusto e olfatto.
Lo sanno bene gli esperti di marketing: il colore è un potente richiamo, consapevolmente e inconsapevolmente, per la gente, e attiva attenzione e riconoscibilità a seconda di ciò che vogliamo ottenere. Tanto da rendere ipnotici i consumatori del rosa delle Big Babol, fino ad arrivare a tempi più recenti con la nascita del “cake design” dove l’utilizzo dei coloranti è fondamentale, e ha contagiato anche gli sperimentatori domestici tanto da far aumentare a tal punto la richiesta, che ora i coloranti alimentari, esclusiva di drogherie specifiche, si trovano anche nei banchi del supermercato.
Così se la FDA (Food and Drug Administration) nel 2007 bandisce la potenziale tossicità del Brilliant Blue (E133) e si blocca la produzione degli Smarties blu, fino al 2008, quando si riesce a trovare un colore blu che deriva dalla Cyanobacteria Spirulina, si avvia in modo più condiviso la diffusione del trend naturalista per cui i petali di calendula vanteranno il giallo di uno shampoo, oppure il licopene del pomodoro colorerà salse e marmellate. Il rosso carminio delle Big Babol e usato per l’Alchermes, invece, sarà fiero di derivare da un insetto, la cocciniglia del cactus.
Forse non lo sappiamo nemmeno ma il colore che sta diventando, negli ultimi tempi, un trend nei costumi alimentari, in realtà, fin dagli albori della sua presenza nell’alimentazione umana, ha sempre allungato la vita dell’uomo.
Ma perché?
Perché i colori che provengono dalla natura non sono solo un contorno estetico di frutta, verdura, fiori, ma rappresentano la parte degli alimenti, (che contraddistingue, ad esempio, la nostra dieta mediterranea) che completa una valida nutrizione. Essi appartengono a una grande famiglia di molecole dalle interessanti attività antiossidanti, antinfiammatorie, antibatteriche, antivirali, prebiotiche, e finanche ipoglicemizzanti: i polifenoli. Sono queste le molecole che, costituendo parte integrante della dieta di diversi popoli, hanno reso questi ultimi valorosi guerrieri (i Mapuche cileni che hanno probabilmente resistito così valorosamente alla colonizzazione europea grazie al maqui che mangiavano) o hanno reso, dalle nostre parti, più longevi i centenari del Cilento.
I polifenoli costituiscono le difese immunitarie delle piante nei confronti degli agenti stressanti e sono elementi protettivi anche nei confronti del nostro organismo. Esempi di tali molecole sono il resveratrolo del vino rosso, la curcumina del curry, l’EPGC (epigallocatechina-3-gallato) del tè verde, le delfinidine e le antocianine di parecchie bacche di colore blu-viola, che sono presenti anche nel nostro amato vino rosso.
Una dieta equilibrata e l’apporto di polifenoli sono direttamente proporzionali allo stato di benessere dell’individuo. Sono molti i dati della letteratura scientifica che dimostrano che essi sono antiossidanti e stimolano le cellule a produrre sostanze antiossidanti, sono antinfiammatori e antitumorali. Gli stati infiammatori sono l’anticamera, in pratica, di tutte le morbilità, della sindrome metabolica, del diabete, dell’obesità e anche della demenza.
Tuttavia la proprietà più importante dei polifenoli risiede nella capacità di rallentare l’invecchiamento.
L’esempio Di Cornaro
Scritti che evidenziano ciò ci arrivano fin dal quindicesimo secolo, quando Luigi Cornaro, nobile veneziano, vantava i vantaggi del suo stile alimentare sobrio che gli avrebbe regalato più energia rispetto a chi non conosceva moderazione e prudenza. Egli, trovandosi prossimo alla morte all’età di soli 35 anni, a causa di una vita dissoluta e di eccessi alimentari, decise di seguire una dieta rigorosa, consistente in un tuorlo d’uovo, un pò di zuppa di verdure, porzioni piccole di frutta e verdura, un pezzo di pane e tre bicchieri di vino rosso al giorno. Si consideri che all’epoca il mulino a cilindri non esisteva ancora e quindi le farine per fare il pane erano integrali (macinate a pietra) e magari nemmeno abburattate, con un conseguente prodotto di panificazione a lievitazione naturale, con un indice glicemico sensibilmente più basso rispetto al pane attuale.
Si stima che il Cornaro seguisse una dieta a circa 800-1000 Calorie al giorno, contributo calorico che a stento riuscirebbe a fornire l’energia necessaria per sopravvivere. Tuttavia con lui funzionò, e al punto da permettergli di riprendersi a settant’anni alla grande da una caduta da cavallo che gli procurò una frattura alla gamba e al braccio, e da scrivere il suo primo libro a ottantatrè anni “Discorso della vita sobria“, in cui così si descriveva: « sono così agile che posso ancora cavalcare e salire ripide scale e pendii senza fatica. Sono di buon umore e non sono stanco della vita. Mi accompagno ad uomini di ingegno, che eccellono nella conoscenza e nella virtù. Quando non posso godere della loro compagnia, mi do alla lettura di qualche libro ed alla scrittura. Dormo bene ed i miei sogni sono piacevoli e rilassanti. Io credo che la maggior parte degli uomini, se non fossero schiavi dei loro sensi, delle passioni, dell’avarizia e dell’ignoranza, potrebbero godere di una vita lunga e felice, all’insegna della moderazione e della prudenza. »
A novanta anni scrisse il terzo libro, a novantun anni morì.
Cornero aveva, senza saperselo spiegare probabilmente, adottato due sistemi altamente efficienti per allungarsi la vita: la restrizione calorica, che non significa denutrizione, e l’assunzione di elevate quantità di polifenoli: il contributo più significativo sicuramente lo avrebbero apportato i tre bicchieri di vino rosso al giorno (circa 15000 unità ORAC).
Ebbene, questo duplice esercizio alimentare rallenta l’effetto combinato di infiammazione cellulare e/o diminuzione dell’efficienza metabolica, ossia rallenta l’invecchiamento.
L’enzima della vita: l’AMP-Kinasi
I polifenoli sono capaci di attivare diversi fattori di trascrizione genica e enzimi, e in particolare uno: l’enzima AMP chinasi. Questo enzima è chiamato anche “enzima della vita” perchè capta i livelli di energia chimica nelle cellule e ne regola il metabolismo in modo da ottimizzarne la produzione (sottoforma di ATP). Quando riusciamo ad attivare questo enzima, con il corretto esercizio alimentare, la capacità delle nostre cellule di convertire le calorie degli alimenti in energia diventa superefficiente, e diventiamo come un’auto che con meno benzina consuma di meno ed è più performante. Al punto da proiettarci alla longevità, con un’aspettativa di vita probabilmente in ottima salute.
Al contrario, meno polifenoli e quindi meno “colore che si mangia” e più carboidrati bianchi assumiamo, più calorie ingeriamo e più rapidamente invecchiamo.
Oggi viviamo di più rispetto a decenni fa, ma non meglio. L’aspettativa di vita in buona salute (longevità meno anni di disabilità) si sta addirittura in alcuni continenti accorciando.
Forse dovremmo concentrarci di più a dare la possibilità alla gente di dimostrare un’età inferiore all’età anagrafica, senza l’aiuto seppur minimo farmacologico, piuttosto che stanziare tutti i fondi disponibili a creare farmaci che possano curare al meglio le disabilità della terza età.
Con ogni probabilità, soltanto seguendo tutti i giorni la “vera dieta mediterranea” come vedremo, non avremmo neanche bisogno di farmaci per arrivare a cent’anni…
Bibliografia
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